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Procedendo per frammenti, quasi ad assecondare i capricci della memoria, Silvana Lattmann racconta la propria nascita a Napoli alla fine della Grande Guerra, la morte prematura del padre, i continui trasferimenti della famiglia - Sanremo, Roma, Milano, Genova - dettati dagli umori materni o dalle vicende politiche dell'Italia, la passione per la biologia e gli studi universitari, fino al fulmineo innamoramento per Michele Sgarlata, che poco dopo la laurea viene arruolato nella flotta sottomarina italiana. Saranno le lettere che Silvana invia al fidanzato e poi marito in guerra, trascritte nel libro, a imporre una rapida accelerazione al racconto, che si chiude con la morte di Michele a bordo del sommergibile Porfido durante un'operazione militare nell'autunno del 1942. Nelle memorie private di Lattmann, scritte in terza persona e affidate al pronome Lei, non smette mai di affacciarsi la Storia italiana. Così, le «divise da piccole italiane» alludono al consolidarsi del Fascismo, il grido della madre in Piazza del Popolo è l'inizio della Marcia su Roma, nei giochi con gli aeroplanini risuona la notizia del primo volo transatlantico di Italo Balbo, l'entusiasmo per la letteratura si mescola all'amicizia con Ennio Flaiano, Gerardo Guerrieri e Carlo Cassola. Con una nota di Antonio Rossi e una conversazione tra l'autrice e Anna Felder.